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23 giugno 2020 - mangiamonaturalmente

Il colesterolo: per favore non chiamatelo cattivo?

I livelli di colesterolo totale (CHL TOT), HDL ed LDL da sempre oggetto dell’attenzione di chiunque si prenda cura del proprio ed altrui benessere cardiovascolare e non solo. Quali valori meritano più attenzione e come possono essere modificati a vantaggio della salute?

Cominciamo col dire che in passato è stata data molta importanza al mantenimento del CHL TOT entro valori stabiliti, che via via si sono andati sempre più abbassando (da 220 mg/dl si è passati a 200 mg/dl, in condizioni di salute, raccomandando anche valori inferiori in presenza di altre malattie). Questo ha portato, negli anni, alla demonizzazione dei grassi di origine animale, che pure vanno ridotti in chi adotta una dieta occidentale, e del colesterolo, fino a soprannominare le LDL “colesterolo CATTIVO”, inducendo la (falsa) credenza, che meno colesterolo si assumesse con la dieta, meglio sarebbe stato per tutti.

Tutto ciò non teneva conto del fatto che il colesterolo è necessario alla vita, facendo parte del rivestimento delle cellule nervose e membrane cellulari, essendo la base di partenza per la produzione di molecole biologiche quali molti ormoni (c.d. steroidei), la vitamina D e la bile. Un altro aspetto troppo spesso trascurato è che la produzione di colesterolo, da parte del fegato, è 2-3 volte superiore alla quantità assunta con l’alimentazione e che questo processo è inversamente proporzionale alla quantità introdotta con la dieta ed è influenzato anche dall’insulina.

Quindi le diete personalizzate più efficaci sui livelli di colesterolo, sono quelle che bilanciano tanto l’apporto di carboidrati, quanto quello di colesterolo, tranne quando ci si trova di fronte a casi di ipercolesterolemia familiare; in questi soggetti è presente una mutazione genetica che altera il recettore delle LDL e rende le cellule “sorde” alla quantità di colesterolo circolante, favorendone sia la produzione, che l’accumulo nel sangue.

La strada che viene più facilmente percorsa dai medici è la prescrizione delle statine ed altri farmaci per ridurre i grassi nel sangue (ipolipemizzanti), che sono efficaci, ma hanno notevoli effetti collaterali (principalmente problemi muscolari e accumulo di grasso nel fegato) e recenti studi mettano in dubbio l’entità della riduzione del rischio cardiovascolare di alcuni principi attivi.

Rispetto ai singoli valori di CHL TOT ed LDL, si considera più indicativo del rischio il rapporto CHL TOT/HDL ed il grado di ossidazione delle LDL (sebbene quest’ultimo sia difficilmente dosabile nella pratica quotidiana). Il consumo regolare di cibi ricchi di omega 3 (come semi, frutta secca a guscio, pesce azzurro o altri pesci grassi), avena (che contiene fibre solubili e acidi grassi polinsaturi), vegetali ricchi di antiossidanti e moderare le quantità di carboidrati, soprattutto semplici, e cereali raffinati in una dieta adeguata sono in grado di modificare questi valori e costituscono un ottimo supporto alla terapia eventualmente prescritta fino, in molti casi, a consentire al medico di evitare, ridurre o posticipare l’uso di farmaci ipolipemizzanti.

Ci sono integratori alimentari utili a questo scopo? Sia chiaro, in affiancamento e non in sostituzione di una dieta adeguata, sicuramente la classe di integratori che è andata per la maggiore in passato è quella ottenuta dal riso rosso fermentato, il cui principio attivo è la monacolina K: una vera e propria statina naturale. Purtroppo all’efficacia si accompagnano anche gli stessi rischi di effetti colaterali di questi farmaci, quindi è bene non associare questi integratori alle statine vere e proprie, se non dopo un’attenta valutazione da parte del medico curante. Un’ottima alternativa per il riequilibrio del quadro lipidico sono gli integratori con polifenoli estratti dalla mela annurca, o quelli con quercetina (presente in capperi, crucifere, asparagi, frutti rossi, ecc.) o catechine del tè verde, che lavorando di più sull’ossidazione, non presentano gli stessi rischi delle statine.

È poi necessario sfatare miti molto ancora radicati, ma che non hanno più alcun supporto scientifico, come quello del resveratrolo contenuto nel vino rosso (per cui le dosi di vino da assumere per ottenere dosaggi terapeutici di resveratrolo, sarebbero tali da causare danni irreversibili in poco tempo) e quello che vorrebbe sconsigliare il tuorlo dell’uovo (numerosi studi non hanno trovato nessuna correlazione con un aumento del rischio cardiovascolare e anzi si è osservato che mangiare uova complete di tuorlo ed albume permette un migliore assorbimento della quota proteica).

In conclusione, come sempre, alimentazione, integratori e farmaci possono contribuire a migliorare lo stato di salute, purché utilizzati da Profssionisti che abbiano le competenze per farlo, evitando fai-da-te e ciarlatani di ogni sorta.

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